Afghanistan. I talebani impongono un nuovo divieto alle donne: l’università.
Lì dove la condizione sociale della donna è già aberrante di suo si fa un’ulteriore passo indietro. L’emancipazione femminile è sempre più un tabù. Tanto che potrebbe essere tradotta come il Bruno afghano.
Le donne afghane non possono frequentare palestre, parchi o giardini. Non possono andare a scuola. Non possono lavorare nei settori pubblici o varcare i confini della città in cui vivono da sole. Fuori casa poi, indipendentemente dal clima, devono indossare il burqa integrale che rimane scoperti solo gli occhi. Una norma firmata dal leader Hibatullah Akhundzada a maggio scorso durante una stagione che prevede anche massime di trenta gradi centigradi sul territorio. Quantomeno, però, ha lasciato loro la libertà di sceglierne il colore. Sempre che questo rientri nel range delle sfumature del nero.
In pratica i talebani hanno ripreso in mano quel discorso conclusosi con la loro caduta nel 2001. Una pagina di storia che sembrava avesse messo uno stop definitivo allo stesso apartheid di genere che le donne subiscono oggi dopo la riconquista di Kabul. Una pagina di storia che già solo all’alba della sua stesura ha visto migliaia di donne scendere in piazza per la prima volta a sorriso scoperto e che negli anni ha ridefinito e ridato loro un posto negli istituti scolastici, in radio, in televisione, in politica. Ha insegnato loro il significato di suffragio universale. Ha permesso a molte di prendere la patente.
i talebani ritornando al potere hanno risposto ai malumori e alle paure del mondo con la promessa di più flessibilità soprattutto sui diritti delle donne: “Le nostre sorelle potranno beneficiare dei loro diritti. Possono svolgere attività in diversi settori dell’istruzione, della salute e di altre aree e faranno parte del governo. Lavoreranno con noi e vorremmo rassicurare la comunità internazionale: non ci sarà alcuna discriminazione contro le donne all’interno della Sharia”. Queste sono state le parole dei loro portavoce. Indelebili, a loro tempo rassicuranti, ma alla fine, solo parole.