La sensibilità è plastica. Assume diverse forme, concetti, obiettivi. Fu Diderot a dire che tutto è dotato di sensibilità e che sia proprio grazie a questa proprietà intrinseca che si può affermare che ogni cosa è capace di vita. La sensibilità dona interazione tra gli elementi. Garantisce quindi un’evoluzione e una continuità.
Oggi questo concetto viene ben espresso nella canzone Rivolta. Un brano intensamente riflessivo, a tratti paradossale che fa da apripista al nuovo disco di Mike Orange, Sensibile. Nella canzone Orange è tormentato da sé stesso e probabilmente dalla necessità di reinventarsi (“Io questo lo conosco. Vorrei qualcosa d’altro ma adesso mi ritrovo solo qui con un foglio bianco”). Non manca però la paura nei confronti di questo reset per cui invoca il soccorso della speranza. Le chiede di coccolarlo un po’. Lei risponde fiduciosa: “Niente paura, non serve. Andrà come sempre”. Questo semplice feedback ci parla in qualche modo di una presenza. La speranza diventa una compagna per Orange che è ora pronto ad evolversi e riempire il suo foglio bianco. Lo stesso da cui potrebbero esser nate le altre sette tracce che compongono il progetto e che processano e analizzano il cambiamento da un punto di vista strettamente emotivo. A questo fine Orange sfrutta situazioni comuni.
Ascoltiamole.
Piedi. È il pezzo che ha anticipato l’uscita dell’album. Rappresenta la presa di coscienza. Rispecchia quell’effimera pausa dal caos della quotidianità che tutti prima o poi prendiamo per il bisogno di guardarci dentro – o meglio, dalla testa ai piedi – per capire che direzione stiamo prendendo. Puntualmente finiamo per comprendere che qualcosa non va affatto bene (“Volevo agitare il mondo, mi sono trovato mescolato io”).
Parco. Qui troviamo per la prima volta un contesto davvero fisico, un parco appunto. Il protagonista è il rimuginio che spesso ci portiamo dietro dopo alcune conversazioni con il proprio partner. In particolare l’artista fa caso a come sia l’inespresso spesso la causa della rottura dei rapporti. Il parco in questo senso funge da bolla. Un piccolo microcosmo vivo in cui rifugiarsi momentaneamente non per ritrovare la propria dimensione come nel caso di Piedi. Bensì per riappropriarsi di uno stato più lucido e calmo e affrontare meglio una relazione.
Alcol. Un inno alla fragilità, alla libertà di potersi esprimere, un invito alla tolleranza verso sé stessi per poter dare un taglio col passato e vivere un presente più sereno. Orange si espone in prima persona sulle sue imperfezioni e manda un messaggio ben chiaro: “Non saremo mai perfetti. Se tolleriamo i nostri difetti stiamo meglio”.
Mostri. Una porta che si affaccia sulla dipendenza affettiva (=”Noi non abbiamo mai problemi. Ce li inventiamo, sai, perché vogliamo esser come gli altri e abbiamo paura di star soli. Tu ti ricordi che soprattutto nei momenti vuoti mi hai promesso di esserci di più? Io te la butto lì, sposami, che non lo fa nessuno. Le convenzioni le rifiutano i codardi. Che adesso tu sei casa mia”). Un demone dal quale ne possono scaturire altri.
Scotch. Il nastro adesivo rappresenta tutte le soluzioni più semplici che adottiamo per ricomporci durante l’elaborazione di un lutto. Probabilmente non sono efficienti ma sono comunque utili. (“Ho il cuore a pezzi sono stupido se penso che così si aggiusta, lo so non durerà. Mi serve a stare in piedi e per ricominciare. poi passerà”).
Escort Blue. Lo sviluppo di una relazione si idealizza nel viaggio e nell’auto. Nel brano non è menzionata una meta ma si accenna a un’esortazione: trovare il ritmo adatto per poter gustare e beneficiare entrambi dei momenti condivisi insieme (“Piano, ma guarda che bello! La collina ride tutto intorno”).
Cose che volevo dirti. Un’esortazione ad abbandonare l’orgoglio e a chiedere aiuto nel momento del bisogno per poter tornare a comunicare meglio con sè stessi.