“Volevo dimostrare che una donna può lavorare pur conservando la propria identità e la propria cultura”. Inizia così la storia di Shay Al Shomoos, il progetto di Shams Al Qassabi.
È il 2014. In Qatar, i diritti delle donne sono limitati e fortemente influenzati dalle tradizioni wahhabite. Nonostante questo, però, le loro figure sono previste e integrate nel mondo del lavoro. Anzi, addirittura pare che il tasso di occupazione femminile dell’emirato sia il più alto dei paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Tuttavia la società rimane notevolmente conservatrice. Non in tutti luoghi vengono applicate le moderne regole. Anche nella capitale succede. A Doha, infatti, in molte famiglie le ragazze sono ancora istruite seguendo l’ideologia dell’angelo del focolare. In più ci sono spazi in cui il business è proprio precluso alle donne.
Uno di questi è il celebre Souq Wakif. Un mercato in cui le leggi di domanda e offerta le regolano solo l’uomo. Shams conosce benissimo e adora il Souq: il nonno aveva un negozio proprio lì. Ed è in quel negozio che a soli cinque anni sviluppa un talento innato per la manualità creando dei fiori col solo utilizzo di fazzoletti bianchi e una forcina. Col tempo ha imparato anche a cucinare, a tener fede ai dogmi della sua religione e ai valori della propria famiglia, a cui è molto legata. È proprio dall’idea di contribuire economicamente alle spese di casa che nasce un sogno: un ristorante tutto suo, Shay Al Shomoos.
Inaspettatamente per lei, la notizia non viene ben accolta dai parenti. Qualcuno le toglie persino la parola mentre la madre stessa la accusa di guastare la reputazione della sua stirpe. Shams non ha alcun supporto eppure è decisa. Il suo desiderio è radicato in lei e spinto da un bisogno di ribalta. Non le è stata permessa l’istruzione quindi non conosce esempi. È molto intelligente però e capisce che se anche non ha orme da seguire né nessuno a farle compagnia può tracciare comunque un cammino. E non solo per sé stessa ma anche per il parentame e per tutte le qatarine come lei obbligate a conoscere solo i mestieri di casa.
In questo clima inizia a prendere forma Shay al Shomoos. All’inizio è un agglomerato di sei sedie a cui, però, nessuno si avvicina. Almeno per i primi due mesi. Poi la voce che una ribelle fosse riuscita a farsi spazio in un mercato di soli uomini ha iniziato a spargersi. Sconfinando anche e riuscendo ad oltrepassare le onde dell’oceano. Tutti vogliono conoscerla. Qualcuno si aggiudica anche uno dei suoi fiorellini fatti di fazzoletti e forcine.
Oggi Shams non è solo la prima proprietaria di un locale a Doha ma probabilmente è anche la più felice. Di sedie ne ha quasi trecento e sono sempre occupate!