
“Ultras non mi è piaciuto perché il mondo del tifo organizzato è molto meglio di come si vede nel film. Non è una bocciatura totale ma si poteva e doveva fare di più”.
Parla così Palummella, al secolo Gennaro Montuori, fondatore del “Commando Ultrà” e figura storica del tifo partenopeo dagli anni ’70 fino ai primi anni 2000. Il vero protagonista di “Quel ragazzo della Curva B” di Nino D’Angelo, il film che meglio rappresentò l’entusiasmo e la folle gioia del primo scudetto vinto dal Napoli di Diego Armando Maradona, stronca Ultras. Al di là dei commenti tecnici, infatti, è proprio dalle gradinate che arrivano le critiche più pesanti per il primo lungometraggio del regista Francesco Lettieri.

“Ho iniziato a vedere il film con curiosità ma poi il mio cuore, la mia anima e la mia mente hanno rifiutato quelle scene – afferma Gennaro Montuori – Solo alcune cose sono vicine alla realtà, ma il tifo organizzato non è mai stato quello. Si è cercato di sottolineare troppo le cose negative”.
Il confronto tra il movimento ultras di questi anni e quello dell’epoca di “Palummella” è inevitabile. “Ai miei tempi c’era poca violenza sugli spalti e noi abbiamo sempre cercato di evitare che arrivasse negli stadi. In questo film, invece, sembra che esista solo lo scontro. Il calcio pare sparito – sottolinea Montuori, da oltre 30 anni giornalista sportivo, conduttore televisivo e direttore del sito www.tifosinapoletani.com – Io sono sempre stato un “ultrà” e mai un “ultras” ma conosco migliaia di persone perbene in quel mondo che si prodigano per il prossimo, aiutano chi è in difficoltà e fanno tanta beneficenza. Nel film di Lettieri sembra che non esista niente di buono tra gli ultras. Non è vero. Ci sono tantissimi ragazzi che meritano rispetto”.

“Palummella” critica anche il riferimento alla morte di Ciro Esposito nel film, il tifoso napoletano ucciso con un colpo di pistola durante gli scontri con ultras della Roma in occasione della finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014 contro la Fiorentina. “Non è accettabile trattare la vicenda di Ciro Esposito in quel modo”. Un commento comune a tanti altri esponenti del tifo organizzato napoletano e non solo, come lo stesso Montuori tiene a ribadire. “In questi giorni ho sentito tanti amici tifosi del Napoli e di altre squadre di Serie A. Nessuno si è riconosciuto nel film di Lettieri”.

A dimostrazione del suo pensiero, Montuori parla anche dell’emergenza Coronavirus e di come tanti tifosi d’Italia, organizzati o meno, si stanno adoperando per far sentire la propria vicinanza alle persone più colpite. “In queste drammatiche ore per l’Italia, tantissimi ultras si stanno aiutando per andare avanti. Io calcisticamente ho sempre odiato le squadre delle città di Verona, Bergamo, Brescia oltre alla Juve e l’Inter, che non sono strettamente legate ad una città. Oggi, invece, prego continuamente per i bergamaschi, i bresciani e i veronesi. Adesso non ci sono divisioni o colori da difendere. Tifiamo tutti per il popolo italiano”.