Qualche giorno fa, internet si è riempito di news riguardo la nomina a capo della WTO di Ngozi Okonjo-Iweala. Succede spesso con i “cambi di guardia” nelle istituzioni importanti come, appunto, l’Organizzazione mondiale del commercio. È giusto che la gente sia informata. Nel caso di Ngozi però questo ha suscitato un qualche tipo di meraviglia.

Studiando un po’ la sua biografia ci si aspetterebbe che questo accada perchè magari è laureata magna cum laude (dal latino, “con grande lode”) ad Harvard, una prestigiosa università privata alla quale è difficile accedere ancora oggi. Immaginate quanto lo potesse essere nel 1973.

Ma no, nei titoli che ho letto non viene menzionato. Sarà che vengono considerati fatti più recenti. Analizziamo allora la carriera di Ngozi.

In breve: ha lavorato presso la Banca Mondiale, è stata ministro delle finanze della Nigeria ed è attualmente membro di vari consigli di amministrazione di diverse aziende e associazioni. Tra di queste figurano la GAVI Alliance, che si occupa di potenziare l’accesso ai vaccini nei paesi poveri, e l’African Risk Capacity, la quale, invece, aiuta le popolazioni africane nel gestire al meglio i disastri naturali. Ngozi quindi, si impegna anche nel sociale. Ma le sue abilità multitasking non finiscono qui, perchè lei è anche madre di ben quattro figli.

Eppure, neanche questo suo saper fare 1000 cose contemporaneamente viene citato. No. Il web è intasato di notizie i cui titoli riportano che Ngozi Okonjo-Iweala – e qui vi prego di sedervi – è una donna!

La prima, ad essere precisi, che ricopre il posto di direttore della WTO, e si parla della WTO ma potrebbe essere qualsiasi altra organizzazione.

Ora, non è mio desiderio sminuire anni di rivoluzioni femministe. Anzi vorrei ricordare che Ngozi prima di essere una donna, nasce come persona. Se vogliamo dare un senso a tutti i discorsi che da anni portiamo avanti sull’equità di genere, ma soprattutto vogliamo naturalizzare il ruolo della donna nella società al pari dell’uomo, non dovremmo più distinguerli. Dovremmo trattarli esattamente per quello che sono: persone. Tutto il resto è clickbait.

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